“Su invito delle muse”, domenica 9 agosto (ore 2130), arriva all’Arena San Domenico di Forlì, una delle più importanti formazioni del panorama nazionale, la Filarmonica Arturo Toscanini che diretta dal grande Enrico Onofri, qui nelle vesti anche di violino solista, ruolo che l’ha reso celebre in tutto il mondo, si esibirà in un concerto che unisce Vivaldi, Mozart e Rossini.
Il programma di Su invito delle muse, questo il titolo del concerto, comincerà con un assaggio ben corposo di Antonio Vivaldi. E Vivaldi non finisce mai di stupirci, anche come personaggio, espressione dell’anima veneziana settecentesca con le sue contraddizioni e il desiderio incontenibile di godere della vita, che corrisponde all’immediatezza delle sue musiche dai titoli astrusi, quanto intriganti. I Concerti per violino op. 4 sono accompagnati, ad esempio dal termine La Stravaganza che vuole significare l’intenzione, da parte del musicista, di potersi sbizzarrire a suo piacimento in percorsi alternativi privilegiando comunque la libertà e l’estro. Un altro è il Grosso Mogul, dato al Concerto RV 208 il cui riferimento si collega nientemeno che al diamante in possesso del Gran Mogol: l’allusione mira a sottolineare l’alta qualità della composizione, ricca di brillanti virtuosismi che trovano un’espressione nuova nel Grave-Recitativo, un arabesco magnificamente cesellato, e nella cadenza finale che si presenta come una libera Fantasia.
A proposito di abbinamenti stravaganti: il concerto Su invito delle muse vedrà in programma anche la Serenata notturna K.239, una delle opere più incantevoli del primo Mozart, scritta per un complesso particolare, costituito da due orchestre, o meglio, da un’orchestra d’archi con timpani (che rivestono un ruolo protagonista) e da un quartetto d’archi che dialoga con la prima, creando interessanti effetti di chiaroscuro dinamico similmente al concerto grosso barocco. Quanto a “stranezza”, invece, Rossini non è secondo a nessuno: tutta la sua opera è in grado di stupire a partire dalle Sei Sonate a quattro composte, all’età di 12 anni, per due violini, violoncello e contrabbasso di cui la n.1 è qui eseguita con l’orchestra d’archi. Non c’è malinconia né tantomeno dramma in queste note: tutto è lieve, limpido e gioioso.
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