Inaugura il 16 aprile (ore 16) la mostra “Exultabunt in Deo ossa humiliata. Reliquiari antropomorfi tra XVII e XIX secolo in Diocesi di Imola” che sarà allestita nella Galleria Pio VII del Museo Diocesano di Imola fino al 22 maggio.
Uno straordinario e affascinante percorso che propone all’attenzione del pubblico una quarantina di manufatti (perloppiù in legno laccato e dorato) di grande interesse storico-artistico provenienti dal Museo Diocesano di Imola, dal Museo Parrocchiale di Dozza imolese e da una decina di chiese della Diocesi, di dimensioni variabili (da 32 a 130 cm di altezza), opera di botteghe attive in Romagna, databili tra il XVII e il XIX secolo, e che vuole sollecitarne un recupero intellettuale prima ancora che materiale.
Reliquiari e reliquie sono un binomio inscindibile. Entrambi hanno una grande valenza simbolica ed accompagnano la spiritualità umana da tempo immemorabile attraversando culti e culture religiose differenti, al tempo stesso riconducono al concetto di conservazione della memoria. Il termine reliquia discende direttamente dalla lingua latina, ove reliquiae significa semplicemente resti. Nell’uso corrente viene considerata reliquia ogni cosa che abbia avuto uno stretto rapporto con una figura oggetto di culto e venerazione, alle reliquie è attribuito un valore devozionale, salvifico e sovente potentemente taumaturgico.
Tra i corredi liturgici, i reliquiari — cioè i contenitori realizzati appositamente per conservare soprattutto le reliquie dei santi — sono quelli che presentano il maggior numero di variabili, sia a livello stilistico sia considerando i materiali utilizzati. La loro storia ha origini lontane ma è dall’XI secolo che si diffonde la consuetudine di realizzare i cosiddetti reliquiari parlanti, ossia che dichiarano attraverso la forma esteriore la natura del contenuto: così abbiamo reliquiari a forma di mani, braccia, gamba o piedi ad esempio. Ogni epoca però ha avuto un suo stile: in età barocca erano molto frequenti quelli monumentali, nel Settecento quelli con figurazioni a tutto tondo, spesso in argento, mentre nell’Ottocento si tendeva a imitare la forma degli ostensori.
La mostra gode del patrocinio dell’IBC dell’Emilia-Romagna ed è realizzato con il contributo di: Credito Cooperativo Ravennate e Imolese, ARIALCO (Associazione ristoratori e albergatori del comprensorio imolese), Giacometti Impianti Imola, Lions Club Imola Host, Pro Loco di Imola, Assicurazione Cattolica ag. Generale di M. Normanni, 8X1000 della Chiesa Cattolica, Blu Impianti, Editrice LaMandragora.