L’Aïghetta Quartet è come “il canto di un uccello a quattro teste”. Lo definì così Anthony Burgess, autore della colonna sonora più sorprendente di tutti i tempi, quella di Arancia Meccanica. Affiatamento perfetto, armonia musicale e umana: questo l’Aïghetta Quartet regala all’Emilia Romagna Festival per due date consecutive.

La prima, il 3 agosto alle 21.00 a Mordano, nel chiostro di San Francesco, ha come titolo del concerto “La Chitarra Popolare”. La seconda, il 5 agosto alle 21 presso la chiesa di San Lorenzo a Varignana, si presenta come “La Chitarra Classica”. Lo stesso gruppo, lo stesso stile innovativo nell’interpretazione che tanto colpì Burgess, ma due programmi diversi:“La Chitarra Popolare” presenta pezzi della tradizione folkloristica del suono e del ritmo prevalentemente latino, che ha reso grandi onori a questo strumento; “La Chitarra Classica”, invece, presenta brani del repertorio musicale classico più puro – di maggior fama, se vogliamo – riarrangiandoli nello stile e nelle sei corde del gruppo, da Rossini a Bizet. Una fucina di eclettismo e di idee scoppiettanti, dunque, in due serata consecutive dalla connotazione quasi filologica: un’occasione unica per rapportare i due suoni, le due serate, le due atmosfere.

Innovazione non nello stile ma, forse in modo ben più complesso, all’interno dello stile stesso. Volendo rappresentare l’Aïghetta Quartet in una sintesi compiuta, in un’immagine che li rapporti alla tradizione della musica, si potrebbe immaginare un colore delicato sullo sfondo, dell’identico colore dello sfondo, ma di una sfumatura leggermente diversa, che non cambia la composizione in sé ma le aggiunge altro tono e altra forma.

Fondato a Montecarlo nel 1979, l’Aïghetta Quartet sbocciò definitivamente nel 1982, lanciato nella carriera internazionale grazie all’interpretazione del Concerto Andaluso di Joaquin Rodrigo, con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica di Monte Carlo. Da allora si susseguirono tournées in Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Ungheria, con la partecipazioni a numerosi programmi televisivi e radiofonici. Dopo il primo disco, nel 1987, Anthony Burgess ebbe per loro tali note di entusiasmo che, successivamente, l’Aïghetta Quartet incise l’integrale della sua opera per quattro chitarre. Oltre a questo, sono da segnalare un omaggio a Bill Evans con il chitarrista jazz John McLaughlin, e l’ultima incisione con le loro composizioni “Acoustic world”.

Formato da duttili e virtuosi professionisti, da quei primi tempi l’Aïghetta Quartet non ha interrotto la propria carriera, continuando a suonare negli auditori più prestigiosi e nei festival più gettonati d’Europa, incoraggiata da artisti come Henryk Szeryng, György Cziffra e Riccardo Chailly. Il loro talento non è andato disperso nel tempo, rafforzandosi anzi con l’esperienza: “Quattro virtuosi di grande valore, eredi della scuola di Segovia, quattro individualità dotate di un grandissimo spirito di coesione, che hanno dichiarato guerra alle frontiere naturali della chitarra”, lì definì K. Bennert nell’aprile del 1989. Vent’anni dopo la storia non è cambiata, se la Liberté de Fribourg, nel marzo del 2009, li definisce così: “[…] un distillato di suoni raffinati […] l’intesa perfetta dei quattro musicisti crea una grande poesia, suoni incantevoli”.

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